“Mette in funzione il monitor personale. Il porno di ieri. L’ha fatto montando insieme i dettagli di un porno tedesco, una pubblicità di collant e alcuni primi piani della ragazza delle pulizie, filmata di nascosto. Lo archivia: non si masturba mai due volte con lo stesso porno.” (Stefano Benni, Baol)
La chiusura dell’amatissimo megaupload e il recente hacking di youporn porta alla memoria un’altra epoca. Erano altri tempi quelli: al posto di monitor grandi come appartamenti e connessioni fantascientifiche, da pochi minuti per un film (minuti? Ma io lo voglio subito!), c’era la stampa, i giornali. Oggi si difende a spada tratta il profumo della carta dal rischio di estinzione, ma non una parola per quelle pagine incollate.
I protagonisti erano una sorta di hipster - però originali, metrosexual (ammesso che il termine fosse concepibile, allora) before it was cool. Svestivano i capi vintage prima ancora che fossero vintage - il vintage, quando è ormai diventato vintage, è troppo mainstream.
Si esibivano fieramente grossi triangoli lanosi, rigorosamente in fibre naturali, con quella posa anni ‘80 delle anche protese verso l’obiettivo. Triangoli spesso rovesciati, più raramente (e acrobaticamente) dritti, comunque marchio e icona dell’era.
Chissà che trauma, per i preadolescenti di oggi (che scommetto scolarizzati, da tutte queste nuove tecnologie, a un mondo glabro spinto), la scoperta del pelo.