Per tutti quelli che dicono: Ma di che ti lamenti? Tu ce l’hai un lavoro!
Ecco. A tutte queste persone dolcine vorrei dire che con questa frase cancellano secoli e secoli di lotte per la libertà e la dignità dell’essere umano. Viviamo in un contesto di merda e quindi sì, io sono liberissimo di lamentarmi quanto mi pare del mio lavoro di merda e se non ti sta bene puoi sempre tagliarti via le orecchie: la vista del sangue e le tue urla vichinghe di dolore mi distrarranno così la smetterò di lamentarmi e avrai un po’ raggiunto il tuo scopo.
Costituzione della Repubblica Italiana, art. 36:
”Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.”
Tutto ciò che non rispetta questo articolo, in particolare la parte sull’esistenza libera e dignitosa, per me non può essere chiamato lavoro.
E’ un’altra cosa, che può spaziare dalla schiavitù all’hobby parzialmente retribuito, ma non un lavoro.